Post in evidenza

Sintesi finale del percorso svolto #24

Siamo giunti alla fine di questo curioso percorso riguardo il tema dell'arte, indagato tra gli aspetti della filosofia e dell'ingegn...

martedì 31 marzo 2020

L'arte nella mitologia #04


Danza di Apollo con le Muse, Baldassarre Peruzzi

Nella mitologia greca e romana Apollo era principalmente il Dio del Sole, ma anche la divinità delle arti. Molto spesso veniva chiamato con l'appellativo Apollo Musagete, che vuol dire guida delle muse, in quanto fu lui a convincerle ad abbandonare la loro antica dimora, il monte Elicona, portandole a Delfi e diventando il loro protettore. Le Muse erano le divinità figlie di Zeus e Mnemosine (la 'Memoria'), e rappresentavano l'ideale supremo dell'arte, intesa come "eterna magnificenza del divino" (come scrisse Walter Friedrich Otto nel 1996). A partire dall'era ellenistica si associò a ognuna delle nove muse una diversa "specializzazione" dell'arte. Stando alle informazioni che ci tramanda Esiodo le Muse erano:


  • Clio (=colei che rende celebre) ⇨ Canto epico (storia);
  • Thalia (=colei che è festiva) ⇨ Commedia ;
  • Tersicore (=colei che si diletta nella danza) ⇨ Lirica corale e Danza;
  • Euterpe (=colei che rallegra) ⇨ Poesia lirica;
  • Melpomene (=colei che canta) ⇨ Tragedia;
  • Erato (=colei che provoca desiderio) ⇨ Poesia amorosa;
  • Calliope (=colei che ha una bella voce) ⇨ Poesia epica;
  • Urania (=colei che è celeste) ⇨ Astronomia, Epica didascalica e Geometria;
  • Polimnia (=colei che ha molti inni) ⇨Danza rituale e Canto sacro.
Sono numerosi i miti che riguardano le Muse, ma sono particolarmente interessanti quelli in cui veniva punito chiunque osasse sfidarle, come ad esempio le Sirene, che furono private delle proprie ali, le quali furono utilizzate come corone per le Muse. Tamiri invece, abile cantore di Ecalia, osò sfidare le nove muse stabilendo che, in caso di sua vittoria, avrebbe fatto l'amore con ognuna di loro. Tamiri perse, e le Muse decisero di renderlo ceco, negargli la memoria e l'abilità del canto.



Pigmalione e Galatea, Ernest Normand, 1881
Altro mito greco è quello di Pigmalione.
Filostefano di Cirene, un mitografo greco del III secolo a.C. aveva narrato, in un ciclo di storie cipriote a noi non pervenute, la vicina di Pigmalione, re di Cipro, che si era innamorato della statua di Afrodite al punto di crederla vera e immaginare di potersi ricongiungere a essa.
Ovidio racconta nuovamente (Metamorfosi, X, 243) la vicenda, ma a modo suo.
Egli infatti scrive che Pigmalione non era più un re, ma un artista, in particolare uno scultore che creò una statua raffigurante il suo ideale di bellezza femminile. Se ne innamorò perdutamente, tanto da considerarla superiore a qualunque donna in carne ed ossa, a tal punto da implorare la dea Afrodite affinché la trasformasse in essere umano. Egli stesso vide la statua lentamente animarsi, respirare e aprire gli occhi. I due si sposarono ed ebbero addirittura una figlia, Pafo, che diede il nome all'omonima città di Cipro.
Nell'uso comune infatti si definisce "Pigmalione" chi assume il ruolo di maestro nei confronti di una persona rozza e incolta, specialmente una donna, plasmandone la personalità, sviluppandone le doti naturali e affinandone i modi.

Inoltre si definisce effetto Pigmalione, o anche effetto Rosenthal, il seguente comportamento: se un insegnante crede che un bambino sia meno dotato degli altri lo tratterà (anche inconsciamente) in modo diverso dagli altri. In questo modo il bambino interiorizzerà il giudizio e si comporterà di conseguenza così da istaurare un circolo vizioso per cui il bambino tenderà a divenire nel tempo proprio come l'insegnante lo aveva immaginato.


Fonti:



Nessun commento:

Posta un commento