Platone reputa fondamentali nell'educazione dei cittadini (e soprattutto di coloro che avranno posizioni privilegiate nello stato ideale da lui pensato) arti come la ginnastica per il corpo e la musica per l'anima. Per quanto riguarda invece altri tipi di arte, risulta essere molto critico soprattutto nei confronti della poesia epica. Deve infatti essere bandita qualsiasi forma di poesia che possa dare un'immagine distorta di dei ed eroi.
«Quelle che ci hanno cantato Esiodo, Omero e gli altri poeti. Sono loro che hanno composto miti falsi e li hanno narrati, e li narrano tuttora, agli uomini»[...]«Ciò che bisogna criticare più d'ogni altra cosa [...] è quando nel racconto si dà una cattiva rappresentazione della natura degli dèi e degli eroi, come un pittore che dipinge immagini per nulla simili a quelle che voleva riprodurre»
(Platone, Repubblica, Libro II)
Inoltre si accentua la critica contro l'arte intesa come poesia e pittura. Infatti i poeti e gli artisti rappresentano la realtà sensibile, cioè ciò che è come appare. Per cui sono imitatori di qualcosa che imita l'arte, e se già di per sé l'imitazione è lontana dalla realtà, l'imitazione di un'imitazione è tre volte lontana dalla verità. Quindi l'arte risulta essere controproducente nel mondo della filosofia poiché rappresenta immagini fallaci ed è per questo tanto affascinante quanto ingannevole.
«Ora fa' questa considerazione: qual è lo scopo della pittura verso ogni singolo oggetto? Imitarlo com'è in realtà o come appare? Insomma, è imitazione dell'apparenza o della verità?»
«Dell'apparenza» , rispose. «Quindi l'arte dell'imitazione è lontana dal vero, e a quanto pare realizza ogni cosa perché coglie una piccola parte, che per di più è una parvenza, di ogni singolo oggetto. Ad esempio noi affermiamo che il pittore ci dipingerà un calzolaio, un falegname, gli altri artigiani, senza aver alcuna competenza di queste arti; tuttavia, se fosse un buon pittore dipingendo un falegname e mostrandolo da lontano riuscirebbe a ingannare fanciulli e uomini sciocchi, perché lo farebbe sembrare un vero falegname».
[...]
«Il poeta imitatore non ha una propensione naturale per questa parte dell'anima e la sua bravura non è fatta per piacere ad essa, se vuole acquistare fama tra la gente, ma è incline al carattere emotivo e volubile, perché lo si imita facilmente». [...]«Avremmo dunque ragione di criticarlo e di paragonarlo al pittore, al quale assomiglia sia perché crea opere scadenti rispetto alla verità, sia perché frequenta un'altra parte dell'anima, a lui affine, e non quella migliore. [...] diremo che il poeta imitatore crea in privato una cattiva costituzione nell'anima di ciascun individuo, compiacendo la sua parte irrazionale, quella che non sa distinguere ciò che è più grande o più piccolo, ma giudica le stesse cose ora grandi ora piccole, fabbricando parvenze illusorie e rimanendo assai distante dal vero».
(Platone, Repubblica, X libro)
Personaggio che rappresenta Platone nell'affresco 'La scuola di Atene', di Raffaello Sanzio (1510) |
Fonti:
http://www.ousia.it/SitoOusia/index.htm
https://www.skuola.net/filosofia-antica/platone-funzione-negativa-arte.html
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