Nel periodo medievale l’arte, così come la filosofia e tante altre discipline, è stata interamente strumentalizzata dalla chiesa. Per cui gli artisti sono stati costretti ad abbandonare il loro percorso abituale per dedicarsi interamente alla religione. Troviamo infatti l’apice della bellezza dell’arte medievale proprio nella realizzazione delle più grandi e maestose cattedrali mai viste.
Cattedrale di Chartres, magnifico esempio di architettura gotica medievale |
I filosofi di questo periodo hanno trattato il tema dell’arte hanno da diverse posizioni. Ad esempio Agostino d'Ippona pensava che arte fosse sinonimo di piacere e quindi di peccato, e solo l’arte dedita a lodare Dio poteva essere accettata. Al contrario Tommaso d'Aquino reputava che lo stesso Dio intervenisse nelle opere d’arte nel cosiddetto ‘momento teoretico’ per infondere una maggiore verità alla creazione; per cui l’arte è considerata come un modo per dare ispirazione e sentimenti buoni.
Ma, nonostante le diverse prospettive, tutti i filosofi della scolastica indagano su questo tema intendendo come ultimo scopo quello religioso e contemplativo della divinità.
Credo sia ancor più interessante la concezione dell’arte di due grandissimi personaggi post-medievali: Leonardo da Vinci (1452,1519), uno dei più grandi geni del Rinascimento, e Immanuel Kant (1724,1804), grandissimo filosofo esponente dell’illuminismo tedesco.
Questi due personaggi, seppur molto distanti temporalmente e anche per le discipline di cui si occupavano, riguardo l'arte hanno una visione comune. Questa infatti è sempre accostata al tema della natura.
“L’arte viene distinta dalla natura come il fare dell’agire (facere) ed operare in generale (agere), ed il prodotto o risultato della prima si distingue da quello della seconda come l’opera (opus) dall’effetto (effectus). […]L’arte bella è […] una specie di rappresentazione che ha il suo scopo in sé stessa, e che, pur senza scopo, promuove la cultura delle facoltà dell’animo in vista della comunicazione in società. […]La finalità nei prodotti dell’arte bella, pur quando intenzionale, non deve dunque parere tale; cioè, deve apparire come natura, sebbene si sappia che è arte. […] Ora, un prodotto dell’arte assume l’aspetto della natura, quando raggiunge tutta la precisione nell’accordo con le regole che di esso fanno ciò che dev’essere, ma senza pignoleria, senza lasciar trasparire una forma di sapore accademico, cioè senza mostrare tracce che indichino come la regola fosse presente davanti agli occhi dell’artista, quasi a incatenare le forze del suo animo.”
(Critica del giudizio, Immanuel Kant)
“Se tu isprezzerai la Pittura, la quale è sola imitatrice di tutte l’opere evidenti di natura, per certo tu sprezzerai una sottile invenzione […]; e veramente questa è scienza e legittima figlia di natura, perché la Pittura è partorita d’essa natura; ma per di più corretto, diremo nipote di natura, perché tutte le cose evidenti sono state partorite dalla natura, delle quali cose è nata la Pittura. Adunque rettamente la chiameremo nipote di essa natura e parente d’Iddio.”
(Trattato sulla pittura, Leonardo Da vinci)
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