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Sintesi finale del percorso svolto #24

Siamo giunti alla fine di questo curioso percorso riguardo il tema dell'arte, indagato tra gli aspetti della filosofia e dell'ingegn...

giovedì 11 giugno 2020

L'arte nello Zibaldone di Leopardi #20

 
"Ma adesso l'arte è venuta in un incredibile accrescimento, tutto è arte e poi arte, non c'è più quasi niente di spontaneo, la stessa spontaneità si cerca a tutto potere ma con uno studio infinito senza il quale non si può più avere, e senza il quale a gran pezza l'avevano (spezialmente nella lingua) Dante il Petrarca l'Ariosto ec. e tutti i bravi trecentisti e cinquecentisti. Questo avviene perché ora si viene da un tempo corrotto (oltreché si sta pure tra' corrotti) e bisogna porre il più grande studio per evitare la corruzione, principalmente quella del tempo la quale prima che abbiamo pensato a guardarcene s'è impadronita di noi, e poi quella dei tempi passati, perché adesso conosciamo tutti i vizi delle arti e ce ne vogliamo guardare, e non siamo più semplici come erano i greci e i latini e i trecentisti e i cinquecentisti perché siamo passati pel tempo di corruzione e siamo divenuti astuti nell'arte, e schiviamo i vizi con questa astuzia e coll'arte non colla natura come faceano gli antichi i quali senza saperne più che tanto pure perché l'arte era in sul principio e non ancora corrotta non gli schivavano ma non ci cadevano. Erano come fanciulli che non conoscono i vizi, noi siamo come vecchi che li conosciamo ma pel senno e l'esperienza gli schiviamo. E però abbiamo moltissimo più senno e arte che gli antichi, i quali per questo cadevano in infiniti difetti (non conoscendoli) in cui adesso non cadrebbe uno scolaro. Vizi d'Omero concetti del Petrarca, grossezze di Dante, seicentisterie dell'Ariosto del Tasso del Caro traduzione dell'Eneide ec. E però adesso le nostre opere grandi (pochissime perché ancora siamo nella corruzione onde pochissimi emergono) saranno tutte senza difetti, perfettissime, ma in somma non più originali, non avremo più Omero Dante l'Ariosto. " 

(Zibaldone di pensieri, 28. Dic. 1820, Giacomo Leopardi)

Leopardi ha un pensiero molto originale e interessante sul concetto di arte, in linea con la filosofia di tutta la vita. Infatti in queste parole mettono in luce il pessimismo che caratterizza tutta la speculazione filosofica di Giacomo Leopardi. Lui infatti è convinto di appartenere a un mondo corrotto, e questo va a influenzare anche la sua visione del concetto di arte. Ma c'è una duplice prospettiva da cui guardare i fatti. Se da un lato la corruzione fa sì che non ci sia più arte che possa essere reputata spontanea o originale, dall'altra parte le nostre opere d'arte, al contrario di quelle degli antichi, sono "tutte senza difetti, perfettissime" dato che ormai conosciamo più che bene gli errori commessi in passato.


In realtà questa visione dell'arte è così attuale che rende impossibile non metterla a paragone con il discorso di Walter Benjamin in "Opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica". I discorsi hanno il concetto di fondo in comune, quindi Leopardi può essere visto come un precursore dell'era delle tecnologie e dei media che, come afferma Benjamin, hanno reso possibile la riproducibilità tecnica di un'opera d'arte.

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